Descrizione
This is not a safe space. All’origine è il difetto: si dice che i fumi di una fornace di mattoni nella campagna marchigiana fossero tossici; si dice che questa tossicità abbia prodotto devianze, stranezze sessuali, stortura. Invece che essere scartati, proprio i mattoni della fornace vengono fatti transitare altrove, e diventano il lotto – di terra, di scena, di guerra – dove indagare il nostro rapporto con la tossicità. Che fare con l’eredità degli aguzzini? Che ne è delle vite negate ed estinte, dei segni aberranti e mostruosi?
Partendo da queste interrogazioni, “Ogni creatura è un popolo” diventa racconto dell’epoca impura, magazzino criminale di vecchie scorie spettacolari, confronto con la colpa dell’eredità e insieme riflessione sulla scena “occupata”, sul pezzo di terra che è sempre posto del re, sull’uso in guerra delle filosofie di liberazione – di ciò che credevamo ci avrebbe liberato, e che invece il pensare dopo Gaza ci costringe a rivedere da capo. Capsule del massacro, indagine sui meccanismi di produzione, asta aperta dove tutto è in vendita. Non una via fuga, ma una via attraverso l’impuro. There is no safe space.
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